Serravalle

Caratterizzato dalla forma allungata, parallela alla strada e al fiume Meschio, il nucleo di Serravalle nasce infatti costretto all'interno della valle formata dai monti Cucco e Marcantone.

La città, però, deve la sua fortuna proprio a tale collocazione geografica, che rendeva obbligatorio il transito delle merci dalla zona del Cadore, attraverso la Val Lapisina, verso Venezia.
Allo stesso modo, la presenza del fiume Meschio, lungo il cui corso si sono sviluppate numerose e diverse attività artigianali (mulini, fonderie, lavorazioni di lame) ha avuto pari importanza nello sviluppo economico della città.
Il sistema fortificato originario, probabilmente, consisteva in un "campo trincerato" nella chiusa di Serravalle, collegato a una serie di "vigilie" poste lungo il percorso delle strade ricordate, verso est e verso le regioni germaniche, di cui ancora oggi rimangono significativi segni nei manufatti e nei toponimi: vigilia di San Giacomo di Veglia, torre di San Floriano.
Secondo la tradizione storica locale, alla metà del XII secolo i vescovi cenedesi, per investitura, consegnano Serravalle ed il suo territorio in feudo ad un gruppo di potenti famiglie, tra le quali prende rapidamente il sopravvento quella dei "da Camino".
L'intraprendenza della famiglia, le nuove opportunità di sviluppo legate ai transiti provenienti dal Cadore e dal bellunese attraverso la Val Lapisina e il fiorire delle attività manifatturiere favorite dalle acque del fiume Meschio – soprattutto la produzione di armi bianche, che riforniva un ricchissimo e rinomato mercato – determinano la crescita di un insediamento allineato e compresso lungo la strada ed il fiume, dominato nel suo punto mediano da un castello, Castrum, arroccato su uno sperone roccioso, costituito da cinte murarie, torri, dimora per le guarnigioni e cappella. Il nucleo, nel corso degli anni, va allungandosi ed allargandosi a sud del castello, intorno ad una piazza, luogo di attività e scambi commerciali.
Lo sviluppo è tanto intenso che a partire dal 1226 Gabriele III da Camino recinge Serravalle di nuove mura, riprendendo ed ampliando quelle preesistenti, in modo da formare una triplice cerchia scandita da dodici torri le cui significative emergenze testimoniano ancora quell'"ars aedificandi" funzionale alle passate strategie belliche.
La nuova cinta si collega, attraverso le pendici di due colli Cucco, con la chiesetta di S. Antonio (di cui rimangono alcuni elementi) e Marcantone con il Santuario di Sant' Augusta. Quest'ultimo,  ricostruito nel 1450, rappresenta un punto di riferimento per tutti i serravallesi perché contiene le spoglie della santa patrona, Augusta, morta martire, secondo la leggenda, per mano del padre, rude comandante goto al quale si fa risalire l'erezione della fortificazione culminante nella cosiddetta "Turris Nigra", visibile sul versante ovest del colle Marcantone, anche se in raltà si tratta di un elemento difensivo di epoca veneziana.
Dal 1337, con la dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, Serravalle lentamente si modifica nell'aspetto, quasi esclusivo, di centro fortificato, quale finora si era mantenuto, e cominciano a sorgere i primi quartieri urbani dove prendono dimora i mercanti e gli artigiani della città. La lunga "pax veneta" che ne segue si esprime nel tessuto edilizio di Serravalle che si consolida, tra il '400 ed il '500. Le case e i palazzi, con le loro ricche facciate ed il continuum di portici,  si addensano lungo l'asse principale costituito dall'acciottolata Contrada Riva (attuale via Roma), che passava attraverso l'antico Castello sfilando davanti alle imponenti dimore dei più ricchi e nobili casati della città, e dalla Calgranda (via Martiri della Libertà).
Anche sotto la signoria della Repubblica Marciana, Serravalle conserverà un ruolo strategico ed economico come punto di congiunzione del Trevigiano, del Bellunese e del Friuli.

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