Resta significativa la persistenza, per secoli, di un sito fortificato, il cui centro principale era collocato a Ceneda, in grado di vigilare i percorsi provenienti da est, ma prossimo anche ad un luogo "forte" e caratterizzato come la chiusa di Serravalle.
Durante i secoli delle invasioni barbariche, Ceneda subisce diverse brevi dominazioni finchè i Longobardi - dal 568 - la ergono a sede di un Ducato che va dal Piave al Tagliamento, comprendendo anche Belluno e Feltre. Durante l'VIII secolo, diviene sede vescovile. A questo periodo altomedioevale risalgono le primitive fortificazioni del Castello di San Martino, posto al centro di un recinto collinare di era cenozoica punteggiato di siti fortificati: le rocche di San Paolo e di San Rocco, i "Palasi", di cui rimangono ancora le tracce delle originarie costruzioni, sostituite in seguito, come spesso avveniva, da luoghi di culto. E più oltre: Formeniga, Cozzuolo, Carpesica, Scomigo, Colle Umberto, Cappella, Anzano.
Il potere carolingio, dal X secolo, conferma questa scelta politica e urbanistica, organizzando un governo civile ed una giurisdizione ecclesiastica nelle mani di un Vescovo Conte.
Il castello è un complesso architettonico più volte danneggiato da eventi bellici e sismici e successivamente restaurato. Attualmente è la residenza del Vescovo della Diocesi di Vittorio Veneto.
Questa quindi la conformazione di Ceneda: non città murata, ma luogo aperto, sparso sulla campagna, però connotato dal sistema difensivo del Castello e dei punti di avvistamento. L'attività prevalente quindi è legata storicamente all’amministrazione religiosa, dalla cima del colle al fitto sistema di insediamenti rurali sparsi (borghi) in pianura. Il modello di assetto insediativo è sparso sul territorio, regolato dalla trama reticolare delle strade antiche, di cui si edificavano le cortine di più diretta prospettanza, lasciando liberi ampi interstizi.
Ceneda

Le origini di Ceneda si debbono far risalire ad epoca protostorica. Da insediamento Celtico e Paleoveneto, in età romana, per la sua posizione sulle propaggini prealpine a monte della via consolare Postumia, diviene forse l'avamposto del fiorente municipium di Opitergium (Oderzo).