Personaggi famosi

Riportiamo una breve biografia di alcuni personaggi vittoriesi famosi nella storia d'Italia dal Medioevo fino al secolo scorso.

Gaia Da Camino

(ante 1270 - post 1311).

Gaia di Gherardo II da Camino, capitano generale della Marca Trevigiana, il quale teneva fastosa corte al Castrum di Serravalle tra il 1240 e il 1306, anno della sua morte.
Gaia è stata la prima donna italiana a coltivare la poesia in lingua "volgare".
La figura, tuttavia, ha passato alterne vicende. Assai nota probabilmente in tutta la penisola italiana, fu molto chiacchierata tra gli storici: secondo alcuni infatti fu donna dissoluta, per altri sarebbe invece un esempio di virtù. La sua fama, postuma, aumentò dopo essere stata ricordata da Dante nel Purgatorio.
Nel IX Canto il Sommo Poeta mette in bocca a Marco Lombardo questa parole, riferite a Gherardo:
«Per altro sopranome io nol conosco,
s'io nol togliessi da sua figlia Gaia.
Dio sia con voi, ché più non vegno vosco.»
Un altro primato spetta all'altra figlia serravallese di Gherardo, Beatrice da Camino che è stata la prima principessa italiana "sovrana di Gorizia".

Guido Casoni

(Serravalle 1561 - 1642).

Dottore in giurisprudenza, è tra i più celebrati poetri dell'epoca. Di nobile famiglia, Guido nasce a Serravalle nel 1561. Nel 1591, per il grave dissesto economico in cui versava dopo la morte del padre, abbandona la città natale e si trasferisce a Venezia dove si inserisce nella vivace vita culturale della città. Tornato a Serravalle nel 1594, non interrompe i rapporti con gli amici e i letterati conosciuti nella capitale, portando a Serravalle la testimonianza dell' eruditissimo ingegno della città lagunare. Ha scritto la vita di Torquato Tasso della cui amicizia andava fiero, Tra i generi da lui preferiti si ricorda "La magia d'amore", "Il teatro poetico", "Le glorie degli Incogniti". Conteso tra le più illustri Accademie del tempo, viene anche invitato dal Duca di Savoia alla sua Corte, ma la Repubblica Veneta lo vieta e lo nomina invece suo Consultore di Stato. Muore nel 1642 e le sue ceneri riposano nella Chiesa di Santa Giustina. A lui è dedicata dal 1886 una via della città.

Marcantonio Flaminio

(Serravalle, 1498 - Roma, 18 febbraio 1550).

E' stato un umanista italiano. Scrittore di poesie, è soprattutto noto per aver revisionato il “Beneficio di Cristo” di Frà Benedetto da Mantova, testo religioso di grande successo nel Cinquecento che, esprimendo concezioni prossime alla Riforma protestante, fu messo all' Indice della Chiesa Cattolica.

Minuccio Minucci

(Serravalle, 17 gennaio 1551 – Monaco di Baviera, 7 marzo 1604).

Nipote di Andrea, Minuccio Minucci è il personaggio più cospicuo del casato, colui che volle il palazzo più imponente della città come segno di eccellenza e anche di consuetudine con i poteri forti del tempo: la Repubblica, il Papato e l'Impero. Fu segretario del nunzio apostolico in Germania, Bartolomeo da Porcia, e del cardinale Mandrucci, vescovo di Trento. In tali mansioni rivelò doti di diplomatico insigne, buon letterario e poliglotta, tanto da diventare segretario per gli affari esteri di due papi: Innocenzo IX e Clemente VII. fu anche consigliere primario del duca Guglielmo di Baviera e dell'arcivescovo principe di Colonia. A Colonia fu protonotario apostolico. Fu eletto arcivescovo di Zara, sede già ricoperta dallo zio; scrisse la "Storia degli Uscochi" e anche una breve vita di Santa Augusta in latino.

Lorenzo Da Ponte

(Ceneda 1749 - New York 1838).

Nasce nel Ghetto di Ceneda con il nome di Emmanuel Conegliano, figlio di Geremia e di anna Cabiglio che muore subito dopo il parto.
Con la conversione ed il battesimo del padre e dei due fratelli riceve anche un nome ed un cognome nuovi, quello del vescovo di Ceneda, Lorenzo da Ponte.
Profondo letterato, vive appieno la sua epoca, nella libertina venezia e da qui, poeta di Corte, giunge a Dresda e Vienna dove, infine, diviene librettista di opere liriche. Scive per Mozart, Vicente Martin Y Soler, Antonio Salieri.
Le note di Mozart nel "Così fan tutte", "Don Giovanni" e "Le nozze di Figaro" scorrono immortali sui testi di Lorenzo da Ponte.
Un vagabondo geniale che ha portato il talento da Vienna a Londra e quindi in America, a New York, dove lavora incessantemente fino alla morte per promuovere e valorizzare la lingua italiana.
Oggi la cattedra di lingua italiana alla prestigiosa Università di NY è intitolata al cenedese Lorenzo da Ponte.
Vittorio Veneto, oltre che con il teatro di Serravalle, lo ricorda con una via a lui intitolata nel 1886 e con un busto che si può ammirare a Parco Papadopoli, davanti alla civica biblioteca.

Teatro Lorenzo Da Ponte

Camillo De Carlo

(Venezia, 06 aprile 1892 - Vittorio Veneto, 29 marzo 1968).

Primo di tre fratelli di Marco e Paola Morpurgo. Da giovane frequenta spesso Vittorio, San Vendemiano e Pieve di Cadore dove la famiglia ha proprietà, ma studia al Regio Liceo di Venezia, dove impara la lingua tedesca.
Da subito dimostra spiccata propensione all’azione. Si arruola come Volontario nel 4° Reggimento del Genova Cavalleria; viene promosso caporalee quindi posto in congedo illimitato nel 1911 con il grado di Sergente del Reggimento Lancieri di Firenze.
Già nel 1912 partecipa alla guerra in Libia e nominato sottotenente e nuovamente congedato nel gennaio del 1913. Nel 1915 entra nel 18° Reggimento Artigleiria da campagna in occasione della mobilitazione in atto e quindi, con l’entrata in guerra dell’Italia parte per il fronte e diviene Tenente.
Passa alla squadra di aviatori e diventa Osservatore d’Aereoplano, operando per il Servizio Informazioni.
Riceve, dirante la Grande guerra, diverse onoreficenze (medaglie al valore, croce di guerra).
Si offre di oltrepassare le linee nemiche, assieme a Govanni Bottecchia, per fornire informazioni al fronte italiano. E’ così che per tre mesi si nasconde proprio nei territorio di “casa”, fornendo preziose notizie sui movimenti del quartier generale austriaco, di stanza a Vittorio.
La sua attività di “agente segreto” continua per tutta la vita e gli vengono conferite numerose onoreficenze da parte di diversi stati europei (Francia, Belgio, Inghilterra, …).
Diviene anche Podestà di Vittorio Veneto nel 1931 e nel 1936 si trasferisce definitivamente a Palazzo Minucci che riempie di oggetti e opere d’arte acquisiti nel corso degli innumerevoli viaggi.
La sua dimora è un esempio straordinario di un’epoca e di uno stile di vita che si potrebbe definire …da romanzo.
Muore a Palazzo Minucci il 29 marzo del 1968 lasciando il suo patrimonio ad una fondazione, intitolata Minucci-De Carlo, che cura l’edificio ed il prezioso contenuto come museo.

Tito Antonio Spagnol

(1895 - 1979).

Giornalista e sceneggiatore narratore, Spagnol negli anni Trenta raccoltò i sogni di gloria, i divi e l'anima del cinema americano. Personaggio eccentrico, giramondo, ha collaborato con periodici italiani e francesi, come «Paris-Presse», «Revue Francaise», «L’Italiano» e «Omnibus» di Leo Longanesi, «Il Tempo», «Corriere della Sera», «L’Italia letteraria», «Il Ponte», «Cinema» e «Il Mondo» di Pannunzio.
Inviato speciale negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, tra il 1929 e il 1930 ha soggiornato a Los Angeles, collaborando a Hollywood con il regista Frank Capra. Tra le sue opere narrative vanno ricordate Nannetta a Hollywood (1937), La notte d’Amburgo (1938), Roma-Hollywood e ritorno (1940), Senz’ali non si vola (1941), Corse alla vita (1941), Romanzo d’un romanzo (1941) e Bassa marea (1941). È anche autore della raccolta di scritti autobiografici Memoriette marziali e veneree (1970).
Rientrato a Vittorio Veneto, dove mancherà nel 1979, spiegava, sempre con poche parole, di come Vittorio fosse sempre presente nelle sue opere, magari velata da un certo pudore per le cose piccole, ma presente.
La sua notorietà è legata soprattutto a quattro thriller: L’unghia del leone (pubblicato in Francia da Gallimard nel 1932 e proposto in Italia da Mondadori nel 1934), La bambola insanguinata (1935), Un due tre (1936) e L’ombrellino viola (pubblicato a puntate sulla rivista «Omnibus» nel 1938 e inedito in volume).

Alessandro Tandura

(Vittorio, 17 settembre 1893 - Mogadiscio 29 dicembre 1937).

Vittorio Veneto ha dato i natali al primo paracadutista al mondo in azione di guerra, medaglia d'oro al valor militare. Alessandro Tandura, serravallese, tenente degli Arditi, viene paracadutato a Colle Umberto per un'audace missione di spionaggio nella notte tra l'8 e il 9 agosto del 1918 nel corso della Grande Guerra e opera in Vittorio, occupata dalle truppe austro-ungariche. Gli inglesi, di solito non teneri nei confronti del valore italiano, per bocca del capitano William Wedgwood Benn, l'aviatore e membro del Parlamento Britannico, lo definisce "un soldato piccolo di statura, ma il soldato più valoroso del mondo". Di quegli avvenimenti Tandura ha scritto "Tre mesi di spionaggio oltre Piave", diffuso in tutta Italia ed all'estero, in cui, oltre a raccontare le sue avventure, apre una finestra sulla vita di tutti i giorni nella città invasa dal nemico.
In città vi è una via intestata a lui e al figlio Luigino Medaglia d'Oro della Resistenza. In Via Caprera a Serravalle è ancora visibile la casa dove nacque nel 1893 che porta all'esterno una lapide commemorativa.

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