L'ambiente

Il territorio delle Prealpi trevigiane e in particolare il comune di Vittorio Veneto hanno sofferto, nei trascorsi decenni, di un consistente esodo della popolazione verso l’estero, verso le città italiane più industrializzate e verso i vicini centri abitativi di pianura.

Vittorio Veneto, una città a vocazione turistica-ambientale

La media montagna vittoriose superata ormai la sua tradizionale caratteristica ambientale di area di transizione utile alle attività silvo-pastorali, ha perduto l’economia intensiva di un tempo diventando in questi ultimi anni un’area dedita perlopiù alle attività industriali ed artigianali mantenendo una viva vocazione turistico ambientale. Una parte del patrimonio di conoscenze, di interventi, di manufatti e in generale di segni della presenza umana che le comunità hanno sviluppato in quota è stato negli ultimi anni rivalorizzato anche se per il mancato utilizzo in parte si presenta in uno stato di degrado strutturale. E’ possibile allora accostare un aspetto del tutto nuovo a questo tipo di analisi sinora non abbastanza messo in vera evidenza, benché noto alle popolazioni locali, e cioè la forte ripresa di naturalità. Essa ha interessato le medesime aree abbandonate e non ha riscontro negli ultimi due secoli di presenza umana.
L’abbandono di vaste aree prima intensamente sfruttate e la conseguente riduzione del disturbo umano hanno determinato una generale affermazione di un bosco giovane con piante di diverse età non più sottoposto ad un continuo taglio che ha favorito l’aumento del capriolo, la ri-comparsa e l’affermazione del cervo e del cinghiale, la presenza in aree rocciose del camoscio e recentemente del muflone; inoltre si segnalano presenze di orso e lince che sono solo le più note tra le ricomparse faunistiche dell’area del vittoriese e delle Prealpi trevigiane. Si tratta quindi di una ripresa generale di quella fauna caratteristica di aree submontane e montane che è legata ad una minor presenza dell’uomo sul territorio e a un migliore approccio verso l’ambiente.

L'influenza dell'uomo

E’ il caso di ricordare a questo proposito che l'influenza esercitata sull’ambiente dall'uomo agricoltore, pastore, boscaiolo, cacciatore a partire dal Neolitico (circa 6000 anni fa) coi suoi raccolti e con l'allevamento degli animali domestici si è estesa a tal punto nello spazio e nel tempo che, probabilmente, oggi non esiste parte della superficie terrestre che sia completamente esente dagli effetti delle attività umane. La portata di tale influenza varia da un minimo,per esempio la vegetazione di alta montagna, a un massimo, per esempio la sostituzione di un bosco con coltivazioni. Anche ciò che nel recente passato ha avuto un'importanza minima e principalmente locale, può diventare, oggi e nel prossimo futuro, un fenomeno grave ed esteso, per esempio il fenomeno dell’erosione del terreno, l’inquinamento, il calpestio, ecc.
In generale, l'influenza dell'uomo nel corso dei secoli è stata principalmente distruttiva, avendo egli dislocato e sterminato specie di animali e di piante e, per di più, sostituito comunità che utilizzavano pienamente il potenziale ecologico con altre che non sono in grado di farlo. Inoltre, tale influenza ha alterato il numero relativo di individui delle specie sopravvissute e, contemporaneamente, ha spesso aumentato (artificialmente) la loro diversità genetica e la loro varietà. Di conseguenza, gran parte di quanto ammiriamo e apprezziamo per svariate ragioni (da quelle estetiche a quelle economiche) e che riteniamo degno di essere conservato è essenzialmente un prodotto delle attività umane. È quindi logico che la sua conservazione possa essere assicurata soltanto mediante il mantenimento dell'influenza umana. Da un attento esame, la conservazione dell’ambiente si arresta bruscamente nel punto in cui, per poter tradurre in pratica le idee, è necessaria la conoscenza tecnica delle comunità naturali, vegetali e animali. Troppo spesso si da per scontato che tali informazioni siano già disponibili e che non siano necessarie ulteriori ricerche.

L'ambiente è turismo

Questi interventi comunque, non significano che si debba agire sempre e comunque per realizzare certi obiettivi definiti anzi, per quanto possibile, idealmente tutto dovrebbe essere lasciato alle sole forze naturali. Tuttavia, per raggiungere il risultato desiderato, è necessario un certo grado di intervento, un preciso controllo, una continua stimolazione di tali forze. Ne discende, perciò, che la formulazione di metodi da utilizzare per piani di intervento richiede sia la conoscenza delle comunità animali e vegetali sia un obiettivo ben definito: data una certa situazione attuale, sono possibili alcuni obiettivi finali, i quali possono essere raggiunti adottando piani di intervento appropriati. Le attività collegate alla conservazione attiva dell’ambiente possono permettere di mantenere una presenza umana significativa nel territorio in quota in condizioni rispettose delle tradizionali attività e compatibili il rispetto della natura mediante l’uso di tecnologie avanzate. Una seria programmazione della gestione del territorio deve riconoscere quindi un ruolo importante anche alla costituzione, al mantenimento e all'utilizzo delle popolazioni di specie selvatiche che lo caratterizzano: tutto ciò, oltre a rispondere ad una istanza di carattere gestionale del territorio, può dare un contributo, se pur parziale, alla risoluzione di problematiche di carattere socio-economico legate alla marginalità di molte aree. In effetti la ricostituzione di comunità animali il più possibile complete in aree oggi quanto meno parzialmente sprovviste dei rappresentanti della grossa fauna autoctona ha come conseguenza la possibilità di aumentare la loro stessa stabilità senza limite stagionale.
Va ricordato come, tradizionalmente, le superfici boscate vengano considerate quasi esclusivamente come strumento di difesa idrogeologica e come fonte di materia prima industriale mentre raramente viene evidenziato il rapporto turistico-ricreativo e quindi economico del binomio foresta-ungulato, che ha invece un ruolo importante nella cultura centro europea.

Caratteristiche ambientali

Vittorio Veneto si trova geograficamente nel nord-est d'Italia, in provincia di Treviso, ai piedi delle prealpi venete. Il territorio quindi passa dalla pianura a sud, alla collina nella zona ...

I laghi

Vi sono tre laghi nel comune di Vittorio Veneto tutti situati nella Val Lapisina: Lago Morto, Lago del Restello, o di San Floriano e Lago di Negrisiola.

Il fiume Meschio

Il Meschio nasce alle pendici del M.te Visentin a Savassa Alta, frazione di Vittorio Veneto, entra a S.Giustina e attraversa Serravalle nei pressi del vecchio ospedale dove con i suoi ...

La vegetazione

Possiamo suddividere la vegetazione naturale presente nel comune di Vittorio Veneto in tre componenti: quella dei prati e dei pascoli, quella dei boschi, e quella degli arbusti.

Le piante

Alcune specie hanno avuto e hanno ancora una grande importanza economica che si manifesta anche a livello di toponimi come Carpesica, frazione di Vittorio Veneto che potrebbe originare dal nome ...

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