Un po' di storia

Vittorio Veneto nasce formalmente nel 1866, dalla fusione dei due centri distinti di Ceneda e Serravalle. Dapprima nominata Vittorio, in onore del nuovo Re d'Italia, nel 1923 le fu accostato il termine "Veneto".

La città

Per raggiungere l'assetto attuale la città ha compiuto un grande sforzo di riorganizzazione urbana, conseguente all'unificazione amministrativa dei due comuni già caratterizzati, a loro volta, da una struttura policentrica. La nuova Vittorio Veneto è un esempio di organizzazione urbanistica ottocentesca con tutti i suoi principi regolatori: la perfetta linearità del viale alberato di collegamento(Viale della Concordia, ora Viale della Vittoria), la simmetria della nuova piazza con il Municipio, in asse con i giardini pubblici, l'uso della tipologia residenziale della villa con parco di stile Liberty.
Tuttavia questo massiccio intervento di sutura non ha cancellato l'individualità dei due centri antichi che, nonostante la perdita di alcune funzioni e di molti abitanti, hanno continuato ad essere, in qualche modo, i punti di riferimento anche della nuova città.

Ceneda e Serravalle: il castello e la città murata

Per interpretare correttamente le due strutture urbane originarie si deve partire dall’analisi della conformazione del territorio e quindi, di conseguenza, l’opera dell’uomo su questo ambiente.
La conformazione orografica di Serravalle deriva da spostamenti tettonici che hanno generato la spaccatura tra il Monte Pizzoc e il Col Visentin, dando origine alla stretta di Serravalle. In quella crepa, durante le alterne vicende glaciali e diluviali del Quaternario, si insinuò il lungo ghiacciaio del Piave. Scavo e riempimento caratterizzarono la valle, che da Ponte nelle Alpi arriva alla pianura cenedese, dando luogo ad una delle più profonde penetrazioni transalpine, quella cha va da Vittorio Veneto alla sella di Dobbiaco.
Diversi sono i punti singolari lungo tale tracciato, ma certamente al suo inizio spiccano per la loro importanza figurativa il circo glaciale cenedese e l’angusta stretta di Serravalle.
L’anfiteatro morenico del ghiacciaio, che si estende con un raggio di circa 10 km, ha due fuochi allineati: il più prossimo alla morena è rappresentato dal colle di S. Martino, ove sorge il Castello Vescovile di Ceneda, mentre l’altro è costituito dall’apice a “V” della stretta serravallese, intagliata nella quinta montuosa, che conclude la composizione spaziale.
Queste due realtà urbane, se pur divise, in realtà sono sempre state indissolubilmente legate ad una sorta di reciprocità ed integrazione, che le rende luoghi complementari indissociabili. Se Ceneda è un insieme sistematico, Serravalle è tendenzialmente un sito puntuale. Ceneda può essere raffigurata come una concatenazione di borgate e castelli, essa stessa fortificazione importante, da cui dipendono altri luoghi muniti, mentre Serravalle si aggrega, cresce su sè stessa e si difende divenendo città murata, occupando integralmente la sede obbligata di transito: 

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